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Olio su tela: “San Trofimo intercede per i malati alle articolazioni”
autore: Louis Dorigny con intevento di Francesco Allegrini – 1677-1678
La tela rappresenta in alto, a sinistra, la Vergine con il Bambino, in basso, a destra un Santo Vescovo, a sinistra un vegliardo che, appoggiandosi con la mano destra su di un bastone, con la sinistra indica il ginocchio destro scoperto. Tra i due, altri personaggi in secondo piano, che presentano al Santo le proprie mani.
Il dipinto di Gubbio può essere considerato uno dei primi dipinti raffiguranti il Santo in Italia. Il culto di S. Trofimo, vescovo di Arles, la cui festa ricorre il 29 dicembre, come patrono degli ammalati di gotta, ovvero di tutte le affezioni articolari che con questo termine venivano allora indicate, ha avuto una vera consacrazione nella Roma del periodo tardobarocco.
E’ da ricordare che per molti secoli affidare la propria vita al Santo, attraverso la preghiera e gli atti di devozione, ha rappresentato l’efficace, in tanti casi l’unico rimedio per le malattie. La diffusa indigenza, le risorse della medicina troppo spesso irraggiungibili, e soprattutto una fede genuina senza incertezze avevano infatti creato il terreno ideale perché gli uomini rimettessero alle cure del Divino non solo i malanni dell’anima, ma anche quelli del corpo.
Quest’opera vuole ricordare gli stretti legami che univano la chiesa di Santa Croce della Foce al contiguo Ospedale dei Calzolari e le vicende umane dei tanti lavoratori che operavano lungo la vicina Gola del Bottaccione (cavatori di pietra, brecciaroli, mugnai, carrettieri), e che si saranno rivolti a questo Santo per gli evidenti malanni derivanti dal loro mestiere.
Nell’archivio della Confraternita si parla infatti di una committenza al “giovane francese” che il Prof. Enzo Storelli, nel 1992, ha riconosciuto nel pittore Louis Dorigny per gli evidenti riscontri stilistici.
Questa tela, sconosciuta alla critica ufficiale, dipinta nel 1677 con una parziale collaborazione dell’Allegrini, susciterà interesse perché segna il tramutarsi del barocco nel colorismo della grande pittura settecentesca.
La pittura del Dorigny, definita “eroica e sublime”, sapeva coniugare il “grande gusto” della Parigi del seicento con la tradizione italiana, facendo di lui un precursore della luminosità settecentesca destinata a trovare successivamente i suoi vertici con Ricci e Tiepolo.
.Opera restaurata da Tiziana Monacelli e Vincenza Morena nel 2004 con il contributo della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Gubbio
Il 9 gennaio 2013 a seguito di una toccante cerimonia il rappresentante ecclesiastico di Arles, l’arciprete Sthefane Cabanac, ha donato alla Confraternita di Santa Croce della Foce una reliquia di San Trofimo di Arles. La reliquia, gelosamente conservata, sarà esposta in un apposita teca nell’altare sottostante la tela in questione al termine dei lavori di ristrutturazione della chiesa